I lavori precedenti, in prevalenza simulavano mostre di artisti famosi accostati a banali oggetti d’uso quotidiano. Nel manifesto di Legnano il gioco si fa più ermetico e sottile: scompaiono slogan e didascalie; vincente è l’immagine forte (uno dei tanti cadaveri della Bosnia?). In realtà si tratta del corpo dell’artista stesso, fotografato da altri (Luca Bonavia); allora quello che conta è l’operazione in sè, non il manufatto.
Un’arte (concettuale) portata fuori dalle gallerie; vicina forse negli intenti a quella dei graffitisti? Non proprio. Se gli artisti newyorkesi “clandestinamente” riempirono di segni le sotterranee, Buzzi consegna i suoi cento manifesti all’ufficio competente per una pubblica affissione all’aperto dal 13 al 22 giugno.
È la conquista dello spazio pubblico quale puro luogo d’arte.
Fabrizio Rovesti – “Spazio d’arte pubblicitaria” – LA PREALPINA Lombardia Oggi, Domenica 18 giugno 1995